La vacanza (modernamente intesa)
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Pensieri in vacanza di Giovanni Siri
Con il formarsi della società borghese dell’800 si diffondono abitudini prima possibili solo alle élites aristocratiche: la villeggiatura e il viaggio, che costituiscono assieme alla vacatio e alla festa altri due affluenti ad alimentare quel grande fiume di significati che oggi mettiamo inconsciamente sotto l’ombrello del termine vacanza.
La villeggiatura nasce dal fatto che l'aristocrazia basa da sempre (prima della rivoluzione industriale e dell’affermarsi dell’economia capitalista) il proprio titolo e la propria ricchezza sui propri possedimenti terrieri: i titoli nobiliari sono per tutto il medioevo (ma in altra forma anche nell’impero romano) legati alla concessione da parte del re (che è “padrone” di tutte le terre del regno) di territori a duchi e conti (il termine “contea” designa ancora oggi un territorio, nel linguaggio comune). Questo spiega perché per esempio ancora oggi la regina Elisabetta d’Inghilterra possiede e si sposta in vari castelli che in realtà sono i presidi di territori della corona. Analogamente i nobili che hanno cominciato a vivere in città (centro di potere e di affari, sede dal 600 in poi della corte del re, hanno “case di campagna” sui propri terreni, e si spostano in quelle case-castello prevalentemente nella buona stagione.
I borghesi benestanti prendono a modello questo schema e si costruiscono case in luoghi ameni, non troppo lontani dal luogo di residenza cittadino ma con giardini e parchi, in cui vanno a trascorrere i periodi estivi e poi, con l’avvento della sospensione degli affari e la chiusura estiva delle fabbriche, i periodi di “ferie”. Si tratta di un tempo di cambiamento rispetto ai ritmi della attività normalmente svolta in città, ricchi di hobbies (coltivare il giardino, andare a caccia, cavalcare…), con ampia attività di ospitalità tra vicini e invitati da fuori.
Nella versione di massa (dopo la seconda guerra mondiale) la villeggiatura mantiene l’aspetto di legame alla campagna non troppo distante dalla residenza abituale (spesso è la casa dei nonni contadini si trasforma in sede di villeggiatura), e soprattutto di relax in un contesto consueto e accogliente.
Cose diverse ci si aspettano invece nella dimensione del viaggio.
Anche in questo caso la buona borghesia e man mano (con il diffondersi del benessere) la massa mutua un modello aristocratico-elitario in cui il viaggio era di istruzione-formazione: il viaggio in Italia per gli europei e il viaggio in Europa per gli americani e altre nazioni non europee costituiva elemento essenziale del curriculum formativo delle famiglie “bene”.
Vi era anche un viaggio esplorativo, comunque legato alla dimensione della conoscenza: nell’800 gli europei vanno letteralmente alla scoperta di nuove terre e popoli, un po' per cercare ricchezza e fortuna e un po' per contribuire allo sviluppo della scienza (famosi i viaggi esplorativi di Livingstone e quelli navali per tracciare rotte cartografiche come quello cui partecipò Darwin sul Beagle, per ben cinque anni).
Usare il “tempio libero” per il viaggio diventa così poi per tutti noi connotato si di evasione dal normale (uno strappo decisamente più forte di quello della villeggiatura) ma anche di scoperta di cose nuove e diverse che ci insegnano qualcosa sugli altri e anche su noi stessi. L’invenzione della animazione nei villaggi organizzati ha a che fare esattamente con la ricerca di amplificazione dell’effetto diversità/scoperta degli altri e di sé stessi, arricchendo in questo modo l’offerta di località magari non così lontane o diverse da quanto già conosciamo. Oggi troviamo anche proposte di “vacanze” centrate sull’offerta di un “viaggio interiore”, come accade non solo per scuole yoga e zen, ma anche per i pellegrinaggi in terra santa.
Pellegrinaggi e cure termali costituiscono in effetti una variante della villeggiatura e del viaggio: le terme (anch’esse già frequentate dalla aristocrazia) catturano anche a livello di massa l’idea di un cambiamento temporaneo di ambiente, abitudini e stili di vita che ruota attorno al “prendersi del tempo per sé”, come diciamo oggi; a livello psicofisico nelle terme (o centri benessere) e a livello “spirituale” nel pellegrinaggio.
Insomma, il viaggio, la villeggiatura, il pellegrinaggio e le terme portano avanti sottotraccia un aspetto divenuto oggi forse primario: uscire dai confini e vincoli abituali per cercare uno spazio in cui “cercare sé stessi”. Insomma, tra fuga, evasione, scoperta, ricerca di un “altro sé”. Il tema vacanze va decisamente affollandosi.
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