Skip to main content

Approfondimenti Human Side Metrics

alcuni articoli scritti dal Prof. G.Siri

 

Ri-organizzare la visione della organizzazione – Parte 1

Parte 1/4 - A cura del Prof. Giovanni Siri

Leggi Parte 2, Parte 3 e Parte 4

“Guardare gli alberi del bosco (da dentro il bosco) non ti fa vedere la foresta (come un insieme)”, così come cercare di riconoscere la strada riconoscendo lì un bar e là una cappelletta è cosa diversa dal farsi guidare da un gps che ti mostra dove sei su una mappa vista dall’alto, in uno scenario d’insieme.

E’ evidente che se conosco bene il bosco o la strada e sono abituato a muovermi in essi come in un contesto familiare non mi viene in mente di vederli come foresta che fa parte di un territorio più ampio e variegato o come un possibile percorso tra altri per muovermi in una rete stradale assai più ampia e ricca di alternative.

Ecco qua: farsi prendere dalla parte e scordarsi del “tutto” di cui questa fa parte dipende anche, e in modo pesante, dalla familiarità che crea sicurezza e abitudine e quindi automatismi.

Ma che c’entra questa sapienza popolare con il tema della organizzazione?

Beh, serve a ricordarci che forse quando parliamo di organizzazione entriamo subito nella foresta e cominciamo immediatamente a parlare dei singoli alberi totalmente dimentichi dell’insieme di cui sono solo una parte. E allora, che cosa non va in questo? Nulla, se la foresta è il nostro habitat naturale e noi ci troviamo bene lì come un gufo o una civetta o uno scoiattolo nati e cresciuti e bene adattati in quella nicchia ecologica. Se tutto rimane in equilibrio soddisfacente possiamo vivere sereni e affidarci alle abitudini consolidate che hanno avuto successo da anni e anni. Ma se la configurazione orografica del territorio in cui stanno gli alberi tra cui vivo felicemente è tale che con il tempo gli equilibri ecologici stanno alterandosi facendo prevedere una inondazione che spazzerà via gli alberi o un incendio che li incenerirà o una specie nuova arrivata nel territorio è fortemente predatrice e prevaricatrice, allora aver mantenuto lo sguardo “basso” si rivela una scelta tragica, almeno per la maggioranza dei suoi felici abitanti. Del resto la specie homo, una specie in origine e per migliaia di anni debole e scarsamente attrezzata, è riuscita a sopravvivere ed infine ad avere successo (anche se non siamo la specie “dominante” tanto quanto ci piace credere) è anche perché ha imparato a sviluppare uno sguardo più ampio che consente di considerare possibilità e predisporre alternative di fuga. La madre di quella intelligenza di cui andiamo così orgogliosi è anche la paura, la debolezza, l’impotenza.

Dove vogliamo arrivare con questi bla-bla? Semplicemente a farci venire il sospetto che sia arrivato il tempo di cambiare prospettiva rispetto alla organizzazione, perché continuare a discettare sulla verticalità o orizzontalità dei processi, su sistemi di incentivi, su soft e hard skills, su leadership più o meno carismatiche, sugli stakeholder e sui sistemi di magazzino è di certo indispensabile ma solo una volta che siamo ben certi che la foresta in cui stiamo è stabile e duratura.

Insomma solo se non sentiamo il bisogno di revisionare il paradigma di organizzazione che abbiamo in mente, tanto da non accorgerci neppure che non è una “realtà indiscutibile e normale” ma una recente scelta storica di grande successo ma che oggi è pericoloso non ri-pensare. Non nei suoi singoli alberi, ma nella sua ecologia di foresta, nelle sue premesse ideologiche: in ciò che diamo per scontato e normale tanto da non riuscire neppure a sospettare che possano esistere alternative di cui oggi nasce la necessità.

Vai a human side metrics