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Lo sai che...?

Delega, motivazione e autorevolezza

A proposito di Delega… lo sai che?

La parola Delega viene dal latino de-legare ossia investire qualcuno della propria autorità in merito a un compito specifico.
I Legati erano anticamente degli Ambasciatori.
La Delega nasce proprio in Italia nel tardo medioevo e ha rappresentato il momento professionale più importante dello sviluppo economico e imprenditoriale che avrebbe preso poi corpo nel nostro irripetibile Rinascimento.
Il Maestro titolare di Bottega era infatti al contempo Mastro e Maestro, ossia deteneva le competenze e le sapeva insegnare.
Quest’atto di formazione dell’altro si chiama appunto delega, il cui vero obiettivo è quello di far crescere l’allievo in umanità e competenza, attraverso il lavoro quotidiano.

A proposito di Motivazione lo sai che?

Motivazione: dal latino movere actionem ossia attivare e orientare un comportamento specifico verso un obiettivo affascinante, concreto e raggiungibile.
La Motivazione oggi viene confusa (dai motivatori di professione) con lo scopo, ma essa è essenzialmente la spinta affettiva per cui facciamo qualcosa; non è la grinta né tanto meno una sfida.
Nel lavoro la motivazione è la passione che ci attiva verso una specifica professione e che, senza tale dinamica affettiva, si ridurrebbe a impiego doveristico e necessario.
Come succede per l’innamoramento, la motivazione non si può insegnare, ma può solo accadere alla luce di un obiettivo giammai sfidante, semmai affascinante. I motivatori di professione dettano una procedura o caricano, ma non donano certo la scintilla che è solo nostra.
Il rischio che si corre con tal sorta di tecnici del motivare è quello di confondere il costruire con la produzione, dimenticando nel “fare” le due domande essenziali: dove sto andando e perché lo sto facendo. In poche parole abbiamo bisogno d’innamorarci e non di eseguire, di essere e di trovare più Testimoni che... testimonial.

A proposito di autorevolezza… lo sai che?

Autorità: dal latino augeo ossia fare crescere.
Il significato totalmente positivo del verbo conduce a considerare la parola come l’opportunità di agire autorevolezza affinché si possa generare nell’altro crescita umana e professionale. Il sostantivo significa inoltre e (appunto) essere autore di qualcuno in sè e non in me.
L’autorevole forgia e dispensa la possibilità all’altro di essere e divenire se stesso. L’autorevole genera il volto naturale della persona da educare, genera bellezza genuina, originale.
Michelangelo insegnava così ai suoi allievi l’arte della scultura: ponendoli dinanzi al blocco di marmo grezzo, diceva loro che la statua è già dentro il blocco e loro devono solo togliere le parti superflue nel rispetto di ciò che è già presente.
Colui che è autorevole educa al senso, al perché prima ancora che al come fare un’azione.
E il senso profondo è dentro la persona, dentro il tu dell’educazione. Un tu che possiede attitudini o talenti che nel tempo e alla luce di valori diverranno competenze.
L’autorevolezza è povera di narcisismo e ha come unica e solida ricchezza l’evento dell’altro da sé, il dono inatteso del discepolo che sia figlio, allievo, collega, collaboratore, compagno.