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Spunti di riflessione

 

Pensare non serve a molto…quando le cose filano lisce. Ma oggi?

A cura del Prof. Giovanni Siri

Nel lungo tempo in cui ho avuto a che fare con manager e proprietari di aziende ho avuto molto spesso modo di avvertire il misto di rispetto e sospetto che produceva in loro il mio titolo di “professore”. Prima o poi emergeva la convinzione che uomini “di pensiero” non potevano davvero comprendere ed essere utili per la vita reale della “mia azienda”. Le aziende nascono organizzando il “fare”, l’agire, il decidere; si alimentano di volontà e tenacia, di carisma e di lotta; hanno bisogno di ordine e prevedibilità e non di voli pindarici confusivi o destabilizzanti.

Tutto questo è naturale e funzionale finché è chiaro il fine, il ruolo, i mezzi dell’agire: un treno delle FS non deve “pensare”, se non per modulare ad hoc il percorso stabilito e stabile. Ma se, come in alcuni racconti di fantascienza, il treno attraversasse casualmente un qualche buco dello spazio-tempo che lo proietta in un altro mondo? Allora occorre porsi domande, rifarsi una mappa della situazione, trovare un nuovo scopo e un nuovo percorso. Il “pensare” rivela qui la sua funzione indispensabile come riorientamento dell’azione; pensare non è “pratico” ma è precondizione della operatività pratica. E se fin qui la cultura aziendale ha potuto ritenere un lusso non essenziale il pensare, per immergersi nell’organizzare e nel decidere azioni, lo deve al fato che agiva dentro un quadro di pensiero talmente diffuso e abituale da sembrare ovvio, normale: la semplice realtà delle cose. Ma oggi il pensiero che ha dato forma alla realtà in cui viviamo, e in particolare a quella economico-produttiva-competitiva in cui vivono le aziende, non è più in grado di assorbire gli eventi e le mutazioni che proprio il successo di quel pensiero moderno ha generato e sviluppato con enorme successo. In realtà non siamo dinnanzi ad una disruption, a una frattura distruttiva: si sta si rompendo un guscio, ma solo per farne uscire il pulcino. Ciò che sta emergendo è frutto della cova della modernità stessa, del suo successo: ma allo stesso modo in cui non possiamo più trattare il pulcino come se fosse ancora un uovo, così non possiamo continuare oggi a pensare l’azienda come ieri. Ed è compito soprattutto di manager e capi azienda sviluppare una nuova mappa, indicare nuovi percorsi, progettare nuovi metodi: dove “nuovo” significa nulla più di “adeguato al contesto che si sta schiudendo”.

Solo che il nuovo scenario che si apre non solo non è ancora chiaro e prevedibile, ma ci impone una realtà in cui il modello di prevedibilità cui siamo stati abituati non sarà riproducibile. Il mondo ipercomplesso che abbiamo costruito negli ultimi due secoli, mondo che include anche la società e le persone, esigerà capacità di muoverci sempre in un certo livello di incertezza, richiederà di mescolare saperi fin qui tenuti separati, imporrà di dare allo human side una nuova importanza per il successo aziendale.

Nel cambiamento in atto le aziende si trovano in prima fila, a loro per prime tocca di aprire gli occhi e di trovare risposte: per la semplice ragione che sono state quelle che hanno saputo mettere a terra due secoli fa le idee moderne, e per la forte ragione che non possono barare con la realtà che le obbliga a sopravvivere (cosa che altre istituzioni fanno allegramente, come per esempio i partiti politici o il mondo accademico). In questo senso occorre quindi, proprio agli uomini di azienda, tornare a “pensare”. Ma come trovare tempo per disegnare la mappa e la rotta, proprio nel momento in cui la crisi della transizione richiede il massimo di impegno e di tempo per non andare a sbattere sugli scogli? Come il”pensare” può dare risposte operative, aiutando a selezionare i focus di attenzione e individuare gli snodi operativi critici su cui agire oggi?

Fifty Minutes Academy è la risposta Execo a queste sacrosante necessità. Messe a fuoco sintetiche che coniugano studi approfonditi e spunti dal mondo accademico, calandoli concretamente nel mondo aziendale. La nostra convinzione è che non possiamo lasciare sole le aziende in questo passaggio epocale: in questo momento non sono solo fonte di benessere per tutti noi, ma anche un vero laboratorio sociale e culturale che aiuterà tutti a trovare le risposte e l’approccio nuovo che cerchiamo.

Gli speech di focalizzazione seguono un percorso che parte dal cosa sta succedendo e perché, delinea uno scenario del moto in atto, passando poi a focalizzare sulla importanza in tutto ciò del ruolo del fattore umano in azienda, quale evoluzione avranno le competenze del manager e la sua cultura organizzativa, e quali sono gli snodi operativi da affrontare subito e con quali metodi. La prospettiva è centrata sullo human side dell’impresa, nella piena consapevolezza però della importanza non solo delle nuove tecnologie ( della loro adozione e del come interagire con esse), ma pure della nuova plasticità anche fisica della azienda, del rapporto vita-lavoro nelle diverse generazioni che convivono in azienda, e così via. Insomma non isoleremo il fattore umano dal contesto complessivo.

Abbiamo uno scopo preciso: offrirvi occhiali più efficaci per vedere meglio ciò che accade. Senza farvi perdere tempo, senza fare i guru, rispettando chi dovrà confrontarsi nei fatti con questa realtà. Vogliamo essere utili, non solo avere il vostro applauso o i vostri denari.

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