Ripensare l’organizzazione. Senza paura. – Parte 3
Parte 3/3 - A cura del Prof. Giovanni Siri
Leggi Parte 1 e Parte 2
Negli articoli precedenti abbiamo sottolineato la necessità di ripensare l’organizzazione in un modo completo, che vada oltre delle indicazioni piene di buon senso ma lontane dal nocciolo del problema, ma che anzi consideri la sempre più alta richiesta di un “making sense” (dovuto da un turning point organizzativo entro un quadro di mutazione sociale, storica, economica e tecnologica), che affronti davvero l’idea di organizzazione flessibile e che distingua, nell’introdurre il re-making organizzativo, le diverse situazioni.
E’ chiaro che il caso più difficoltoso lo pongono le aziende consolidate sulla base di una organizzazione fino a ieri sera vincente: spesso i loro manager comprendono che occorre modificare adesso le cose, ma come fare senza rompere il giocattolo o creare disfunzionalità? Sono sufficienti azioni di “formazione” e di aggiornamento, o di assessment talent-oriented?
Rimandando a un seguito qualche indicazione concreta direi che tutto giova, ma saranno sempre meno sufficienti interventi episodici e spesso lontani dal vero “credo” dei vertici. Bisognerà mettere mano ad una evoluzione sia top-down che bottom-up, dalla chiara e condivisa finalità strategica e non solo reattivo-tattica.
A partire da una conoscenza del “lato oscuro” dell’azienda: le persone. L’azienda come società di persone accomunate dal lavoro di scopo (purpose) è del tutto sconosciuta all’azienda della modernità, che ha costruito una macchina efficientissima indifferente a chi vi sale a bordo. Quindi bisognerà capire tutto questo, darsi strumenti per rendere visibile e gestibile lo human side dell’impresa, avviare una strategia di ri-fondazione che ricorra, nella trasparenza e condivisione convinta, a una serie organica e long-life di azioni di tipo top-down e bottom-up.
Chi ha sentito risuonare in questo quadretto qualcosa che gli rode dentro potrà forse trovare qualche stimolo in prossimi interventi. Altrimenti fermatevi pure alle aspirine offerte dal tutto sommato tranquillizzante saggio riassunto all’inizio: male non fanno, ma rischiano di essere una cura palliativa.
